Il Parco dell’Isola di San Giorgio Maggiore
L’Isola di San Giorgio Maggiore, situata lungo il canale della Giudecca, di fronte a Piazza San Marco a Venezia, era in origine luogo di saline, mulini e orti e prende il nome da una chiesa ivi costruita nel 790. Dal 982 divenne sede di un monastero benedettino: l’Abbazia di San Giorgio che crebbe e prosperò sia come luogo di culto e centro culturale sia come luogo privilegiato di incontro e di asilo.
Parallelamente, vista la sua posizione, l’isola si arricchì di edifici monumentali e di opere d’arte. Si ricordano la chiesa del Palladio (1576), con opere del Tintoretto e il complesso monumentale della biblioteca del Longhena e del dormitorio di Giovanni e Andrea Buora. Con la caduta della Serenissima, dapprima nel periodo napoleonico e poi sotto il dominio austriaco si verificarono saccheggi cui seguì il decadimento. I1 monastero benedettino fu chiuso e trasformato prima in deposito franco e successivamente in insediamento militare. San Giorgio Maggiore fu progressivamente invasa da tettoie e altre costruzioni provvisorie e gli edifici monumentali furono indiscriminatamente frazionati e abbandonati, cosicché l’isola conobbe il suo periodo di maggior decadenza. Dopo decenni di trascuratezza, nel 1951 l’isola venne affidata in concessione demaniale alla Fondazione Giorgio Cini affinché ne restaurasse degnamente la parte monumentale e ne facesse la sede delle proprie iniziative sociali e culturali.
Risalgono a quel periodo grandi lavori anche nell’area retrostante gli edifici storici, per la demolizione delle strutture militari, l’allargamento dell’isola con i materiali di risulta e la costruzione del teatro all’aperto, inserito all’interno di un giardino pensato e destinato a divenire parte integrante della struttura scenica, denominata Teatro Verde. «Una costruzione di alto interesse per l’ingegneria veneziana in quanto si è dovuto bonificare il terreno acquitrinoso e costruire una platea impermeabile, essendo il pavimento del sottopalcoscenico a un livello inferiore di m 0,82 a quello medio delle acque della laguna» (FONDAZIONE CINI, 1975). Questa realizzazione nasce dalla collaborazione degli architetti Angelo Scattolin e Luigi Vietti, che riprendono con essa la tradizione veneta dei «teatri di uerzura» delle ville, luoghi fondamentali della vita teatrale dal ‘500 al ‘700.
Il teatro funzionò, sebbene saltuariamente, dal 1954 al 1975, anche ospitando lavori di rilievo internazionale, poi tutto l’insieme (teatro e giardino) venne abbandonato: la parte infrastrutturale del teatro decadde rapidamente mentre l’area a verde, lasciata all’evoluzione naturale, perse la sua forma originaria e assunse l’aspetto attuale di parco densamente arborato, con tratti di folta vegetazione arbustiva informale solo in parte dominata. Si delinea oggi quasi un tratto di foresta planiziale, sebbene mista a elementi decisamente esotici, in equilibrio con il contesto.
Nel periodo tra il 1975 e oggi i pochi interventi di manutenzione si concentrarono nella parte prossima alle costruzioni, fruibile ai visitatori, mentre nel resto del parco vennero eseguiti lavori episodici e spesso approssimativi, talora anche con un approccio esecutivo sbagliato – quali potature severe, capitozzature, ulteriore inserimento di specie esotiche – creando problemi di ordine strutturale e fitosanitario.
Nella primavera del 1999, in concomitanza con la ristrutturazione del Teatro Verde, si e’ posto il problema del recupero del parco ed e’ stato intrapreso un progetto di riqualificazione. (1)
(1) ojs.aisf.it/index.php/ifm/article/viewFile/800/764
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