Chiesa di San Francesco di Paola. Convento di Frati Minimi di San Francesco di Paola. Convento secolarizzato
Storia della chiesa e del convento
Stabilì con suo testamento, segnato nel giorno 15 di febbraio dell’anno 1291 Bartolomeo Querini I, vescovo castellano, che dei suoi beni fosse comprata una casa di ragion di Tommaso suo fratello, situata nella parrocchia della cattedrale, affinché in essa mutata in ospedale fossero raccolti da dodici a sedici infermi della stessa parrocchia, per il mantenimento dei quali assegnò rendite in possessioni di campagna.
Ne assegnò anche il perpetuo giuspatronato ai discendenti da Romeo suo padre, prerogativa, che nell’anno 1296, fu loro confermata con assenso del capitolo della cattedrale, da Bartolomeo Querini II vescovo di Castello: il quale in oltre permise al priore del pio luogo di poter ergere un oratorio, dedicato all’apostolo San Bartolomeo, ove si celebrassero i divini uffici.
Accrebbe le tenui rendite dell’ospedale Tommaso Querini della parrocchia di Santa Maria Formosa, che dispose a favore di esso con pio legato la terza parte dei suoi beni, e morto poi nell’anno 1304. fu sepolto nell’oratorio con un’iscrizione, che per la benemerenza della dotazione lo qualifica fondatore del luogo. Egli è verosimile, che lo stesso Tommaso fosse il fratello già di sopra nominato del vescovo Bartolomeo, di cui emulando la pietà donasse in vece di venderla, la casa destinata alla fondazione dell’ospedale.
Tre secoli in circa dopo l’istituzione del caritatevole ospizio, il generale dei Minimi di San Francesco di Paola indirizzò nell’anno 1584 a Venezia due sacerdoti della sua religione, perché procurassero di ivi fondare una casa religiosa per il loro ordine. Accolti in privato ospizio da Antonio Milledonne, segretario del Consiglio di Dieci, dopo sei mesi in circa di maneggio, finalmente ottennero dal senato, che la loro sacra religione potesse acquistarsi uno stabile domicilio in Venezia.
Il sito dunque più opportuno, che rinvenire si potesse per l’ideata fondazione, fu l’ospedale di San Bartolomeo, che già per la lunghezza del tempo, da che era fabbricato, dimostrava d’esser vicino a rovinare. Erano appoggiati i buoni religiosi alla protezione del cardinale Alfonso Estense, per di cui opera Marin Querini aveva recentemente ottenuto il vescovado di Concordia, che però in grata riconoscenza del beneficio sì egli, che i di lui fratelli concessero, per le premure del cardinale, alla religione dei Minimi l’antico cadente oratorio, insieme con la vicina casa destinata per il priore; riservato sempre l’antico giuspatronato alla famiglia Querini, dichiarata poi dal generale dell’ordine benefica fondatrice del monastero.
Fu nell’anno susseguente confermata la donazione dei nobili Querini dall’apostolica autorità di Sisto V, per di cui decisione furono sopite le opposizioni, che facevano alla nuova fondazione i Regolari del Monastero di San Domenico di Castello, stante che la divisione del canale, che separava i due monasteri, faceva conoscere, che la vicinanza del nuovo monastero non apportava all’altro veruno nocumento.
Ciò stabilito, sulle rovine dell’antico atterrato oratorio furono disposti i fondamenti di una nuova chiesa, nei quali, presente il doge Pasquale Cicogna, pose nell’anno 1588, la prima pietra benedetta Giovanni Trevisano patriarca di Venezia. Ridotta poi a perfetto compimento la chiesa, ottenne la solenne ecclesiastica consacrazione nel giorno XIX aprile dell’anno 1619, per mano di Giovanni Perpignano, vescovo della Canea, col doppio titolo dei Santi Bartolomeo apostolo e Francesco di Paola confessore.
Fu dappoi decorata la chiesa col sacro dono dei corpi dei Santi Martiri Alfonso e Giacinto, estratti dalle catacombe romane, ove dopo il loro martirio erano stati riposti.
Visita della chiesa (1815)
Questa piccola chiesa, la quale era dei Padri dell’Ordine dei Minimi, si è fabbricata alla fine del secolo XVI.
Il soffitto è stato dipinto da Giovanni Contarini negli ultimi anni della sua vita. Vi rappresentò nel comparto di mezzo la Risurrezione di Nostro Signore e in ciascuno dei quattro angoli di esso e un evangelista e un dottore; nei due comparti di mezzo due fatti bellici della famiglia Caraffa, che fece a sue spese eseguire quell’opera; nel comparto presso il maggior altare Nostra Donna Annunziata; in quello verso la porta l’Adorazione dei pastori; e nei quattro angoli della chiesa quattro fatti della vita di San Francesco di Paola a chiaroscuro, come vi dipinse a chiaro scuro in altrettanti comparti quattro stemmi di quella famiglia, cioè di Paolo IV, del cardinale Carlo, di Tiberio duca di Nocera, e di Giovanni duca di Galliano, sostentato ciascuno da una grande figura con motti, che vi alludono. Questo soffitto si considera tra i primi della città: tanto le figure ne sono vaghe del colorito, ben distinte e ben mosse.
Si passi inosservata la prima cappella. Nel secondo altare vi sta una debole opera fatta l’anno 1631, che vi è notato, con il vescovo San Lazzaro che comunica santa Maria Maddalena. Nel terzo, con un Crocifisso di rilievo fra due figure dipinte da Jacopo Palma, le quali rappresentano San Giovanni Evangelista, e Nostra Donna, si osservi come quei buoni frati la convertissero in Nostra Donna del Carmine, mentre prima era un’Addolorata. La tavola del quarto altare ha una buona copia dell’immagine di San Francesco di Paola, che si vede eseguita da Alvise Dal Friso nella chiesa di San Trovaso. Ne tolgono alla bellezza e i cristalli da cui va riparata, e i fregi di metallo che ci vollero aggiunti.
I quattro quadri con miracoli di San Francesco di Paola intorno all’altare della Madonna del Rosario, furono dipinti da Marco Zanchi. I due alla destra di chi guarda rappresentano il santo, che dimostra a Luigi XI la necessità di pensare alla morte, con offrirgli un cranio, e il miracolo delle monete, cui additò nel ventre di un pesce, il quale, cadute nell’acqua ad un benefattore del santo, se le aveva inghiottite. I due all’altra parte rappresentano e il santo che dà la vita al suo agnellino già messo in una fornace ad ardere, e il santo stesso che a rimproverare le sue estorsioni a Ferdinando re di Napoli, da una moneta che gli regalò, fa uscire, spezzandola, alcune gocce di sangue. Gli undici quadri collocati nel l’alto, con azioni della vita dello stesso santo, son opere di vari pittori eseguite dopo la metà del secolo trascorso. Fra essi merita considerazione il secondo alla destra con l’anno 1748 notato, opera di Domenico Tiepolo, che vi espresse la liberazione di un ossesso.
Nella piccola cappella a fianco della maggiore vi è una tavola di Nostra Donna Annunziata, dipinta da Jacopo Palma. Si ebbe il coraggio di coprirla con una Sant’Anna di legno e vestita, che sostenta oltre ciò due bandiere, una per mano.
Delle due statue di marmo, che sono sul maggior altare, Gregorio Morlaiter esegui quella di San Marco, e Alvise Catajapiera l’altra di San Bartolommeo. Jacopo Marieschi ne dipinse la tavola con il santo contitolare scorticato, e Michele Schiavone vi fece nel vòlto San Francesco in gloria, incontrato da San Michele; e ai lati dell’altare due figure che rappresentano la legge vecchia e nuova.
Nell’ultimo altare, prima di uscire, (giacché gli altri quattro non han cosa degna che la si guardi) si vede un’altra tavola di Jacopo Palma con le Sante Chiara di Assisi, Caterina da Siena, ed altre due, l’una vestita da monaca, l’altra con un leone ai piedi.
Una delle campane di questa chiesa ha le figure di Cristo, di Nostra Donna e di San Francesco con la epigrafe MDCCXXXI. B. A., ed altra pure ve ne ha con l’anno medesimo e le nominate figure, oltre a quella di San Bartolommeo. Una terza campana vi ha le figure di Cristo, di Nostra Donna e dei Santi Bartolommeo e Lorenzo Giustiniani con la epigrafe: MDCCLXVIII Opus Aeredun De Polis. (2)
Eventi più recenti
Nel 1806 i frati che ufficiavano la Chiesa di San Francesco di Paola furono concentrati con quelli di San Francesco di Verona, ed il loro convento si fece caserma. Ora però si sta rifabbricando ad uso di pubbliche scuole, avendosi barbaramente levato le belle arcate del chiostro, che tuttora rimanevano in piedi. (3)
(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).
(2) GIANNANTONIO MOSCHINI. Guida per la città di Venezia all’amico delle belle arti. (Tipografia Alvisopoli. Venezia 1815)
(3) GIUSEPPE TASSINI. Edifici di Venezia. Distrutti o vòlti ad uso diverso da quello a cui furono in origine destinati. (Reale Tipografia Giovanni Cecchini. Venezia 1885).
FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.
Buongiorno,
vorrei sapere una cosa: è possibile avere una corretta mappa del territorio parrocchiale?
SOno stato all’Arsenale di Venezia e ad un certo punto a metà arsenale vedo due Ninzioleti (precisamente nei canali coperti a volta di legno nella zona della Bienniale) sui quali è scritto: Parochia San Martino e Parochia S. Francesco da Paola. Questo significa che l’arsenale zona orientale dove si fa la Bienniale sarebbe territorio di San. Francesco da Paola e non San Martino.
DOMANDA 1: IL GIARDINO DELLE VERGINI e VIA GIAZZO REGBY SPORT A CHI APPARTIENE? Parrocchia San Pietro o Parrocchia San Francesco da Paola? Immagino Parrocchia San Pietro!
Vi ricordo che un tratto di Via Garibaldi (a partire dalla zona chiesa di S. Francesco da Paola) e continuazione con il canale S. Ana è diviso in due parrocchie: A Nord San Francesco da Paola e a Sud San Giuseppe.
Domanda 2: il Confine tra San Pietro e S. Francesco da Paola dove passa? Passa sul canale San Pietro oppure sul canale RIELO DE SAN DANIEL?
Buongiorno,
per quanto riguarda le due parrocchie segnalate in Arsenale purtroppo non le so rispondere (potrebbe anche essere!), il Giardino delle Vergini (Isola delle Vergini) sembrerebbe appartenere alla parrocchia di San Piero, Via Giazzo Regby Sport ametto che è la prima volta che la sento (forse si parla del campo sportivo dei Bacini?), il confine tra la parrocchia di San Francesco di Paola e San Pietro è sul Rio de San Girolamo – Rio de la Tana (tratto nuovo).
Cordialmente