Corte di Calle del Tagiapiera a San Maurizio, nel Sestiere di San Marco
Le officine degli scalpellini (tagiapiere) diedero il nomo a moltissimi sentieri della città. Anticamente gli scalpellini erano accomunati con gli scultori, e soltanto, come nota il Temanza, nel 1723, oppure, come racconta il Sagredo, nel 1727, si divisero. Si dice essere ciò avvenuto per opera dello scultore Antonio Corradini.
Gli scalpellini avevano per protettori i quattro Santi Coronati, e si radunavano prima a San Giovanni Evangelista, donde nel 1515 passarono a Sant’Apollinare, ove, specialmente per le cure di Pietro Lombardo loro gastaldo, comperarono un fondo presso la chiesa, dalla parte del campanile, per erigersi un albergo, sul piano superiore del quale si scorgono scolpiti tuttora i quattro Santi Coronati con l’iscrizione: MDCLII Scola di Tagiapietra.
Quattro gradi si conoscevano in quest’arte: garzoni, lavoranti, maestri, e padroni dell’officine, detti perciò paroni di corte, perché le officine degli scalpellini, ove tengono le pietre e si lavora di grosso, sono nei cortili ad aria aperta. La prova per essere maestri consisteva nello scolpire una base antica, che doveva disegnarsi e compirsi senza sagoma, e traendola dal disegno. Poi il lavoro veniva misurato con un modulo di rame. Gli scalpellini, per disciplina ed economia, dipendevano dai Giustizieri Vecchi e dai Provveditori della Giustizia Vecchia, e per le gravezze e pei livelli dal Collegio della Milizia de Mar. (1)
(1) Giuseppe Tassini. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (VENEZIA, Tipografia Grimaldo. 1872).
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