Industria cinematografica Scalera, nell’Isola della Giudecca
Nel 1943, l’approssimarsi delle truppe americane lungo la penisola, avevano convinto i fratelli Scalera a portare le attrezzature della loro casa cinematografica, nata cinque anni prima a Roma, su al nord, precisamente a Venezia, ritenuta, a ragion del suo isolamento, l’unica città dove la guerra, seppur esistente, sembrava non ci fosse. Già nel 1941 vengono a sapere di alcuni spazi, presenti nell’isola della Giudecca, pronti per essere riadattati. Alle spalle del Mulino Stucky ci sono alcune vecchie stalle abbandonate, subito acquistate. Dice una nota del Comune di Venezia: “trattasi di locali adibiti a stalla, fienile, cantina, molino, in condizioni rovinose.”
Nel gennaio 1944 si aprono gli stabilimenti, ma solo il 6 Maggio vengono inaugurati ufficialmente, alla presenza del Ministro Mezzasoma. Lo stesso giorno si dà il primo giro di manovella al film “Senza Famiglia” dal romanzo di Malot. Tra i protagonisti c’era un certo Eminio Spalla noto boxer, uno dei migliori pesi massimi allora in circolazione
Ciò che produssero in questi primi anni, fu un cinema che, seppur di modesto valore, aveva però un carattere popolare. Al già citato “Senza Famiglia” fecero seguire “Rosalba” di cui non esistono copie, con Doris Durante diva del Regime, poi “Ultimo Sogno”. Verso la fine del ’45, a guerra ormai finita, in città arrivarono attori importanti del calibro di Gino Cervi e Rossano Brazzi. A far crescere l’entusiasmo degli Scalera c’era poi la certezza che il peggio fosse ormai passato, si sperava sempre nel film che avrebbe messo tutti a tacere. Nell’attesa arrivano nuovi registi, si preferirono film del genere “Cappa e spada” accanto a melodrammi d’opera, forse per andare incontro ai gusti della gente. Ma si crede anche al nuovo cinema che, timidamente, si stava facendo strada, quello di stampo neo realista. Ecco Francesco De Robertis girare “La Vita Semplice” squisito quadretto d’ambientazione veneziana, girato quasi tutto presso lo squero di San Trovaso.
Dal 1945 al 1946 è l’ambiente veneziano a favorire una serie di film di carattere storico: “La gondola del diavolo”, “Sangue a Ca’ Foscari” poi “Il tiranno di Padova”. Nel 1947 una crisi finanziaria blocca le produzioni di tutti i film, ma l’anno dopo si torna a girare. Il filone è diverso. I titoli sono nomi presi dal mondo del gioco delle carte: “Rocambole”, “Baccarat”, ma si torna ancora al melodramma con “Lohengrin”, ma è un fuoco di paglia. Nel 1949 la crisi si fa più grave. Vengono licenziati tutti. Ma la voglia di riprovarci ancora fa tornare gli Scalera di nuovo in laguna. Si girano quattro film. Il filone è quello della guerra di liberazione. Ecco “Camicie rosse”, “Taverna della libertà” poi “Cabbia, mascotte dei partigiani” e ancora “La montagna di cristallo”. L’anno dopo è la volta de “Il ladro di Venezia” film storico accolto favorevolmente dai veneziani (la stima parlò della presenza di alcune centinaia di comparse). Ma le crisi degli anni precedenti avevano evidenziato i limiti di un sistema, che, seppur avanzato, non aveva più punti di contatto col territorio, ne sostegni di alcun tipo. La prospettiva di una rinascita era solo virtuale. Nel 1951 si gira ancora. “I misteri di Venezia” sarà l’ultimo film girato dall’etichetta dei fratelli Scalera che l’anno dopo cederanno studi e attrezzature ad una cooperativa di volenterosi veneziani i quali riusciranno a produrre un film, dal titolo emblematico: “Lasciamoli vivere”. Poi saranno altre produzioni e registi ad avvalersi degli spazi offerti dalla cooperativa.
Nel 1952 si gireranno alcuni interni del capolavoro, questo si, di Orson Welles “Othello” che porterà, però, le case di produzione italiana e francese sull’orlo del collasso finanziario con un ammanco di ben 431.536.962 lire che, per quei tempi, corrispondevano ad una cifra davvero colossale! Ma ormai siamo alla fine. Nel 1953 tuttavia è l’ormai affermato Luchino Visconti a servirsi degli studi per girare alcune scene di “Senso” uno dei migliori film italiani di tutti i tempi. (1)
I ruderi del teatro di posa della Scalera erano ancora visibili sino al 2007, quando vennero rasi al suolo nel corso di un progetto di riqualificazione di tutta l’area.
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