Molino Stucky, nell’Isola della Giudecca
Giovanni Stucky, già proprietario di alcuni mulini in terraferma, costruì nel 1883 uno stabilimento sull’estremità occidentale della Giudecca, sull’area dell’ex convento di San Biagio soppresso nel 1809 da Napoleone. Questo investimento ebbe successo, e la fabbrica risultò presto insufficiente di fronte al continuo sviluppo della produzione.
Nel 1890 attiguo all’edificio centrale del vecchio mulino, fu aggiunto un altro edificio della stessa grandezza, verso la parte interna. Di lato, lungo il Rio di San Biagio, era situato il magazzino granario, dietro il quale si erigeva, parallela agli edifici principali, un costruzione a tre piani che serviva da deposito per i prodotti finiti; questa, prolungata da due case d’abitazione per il personale, raggiungeva il Canale dei Lavraneri. Dietro il mulino vi erano tre edifici ineguali: uno allungato, di quattro piani parallelo al Rio di San Biagio e riconoscibile dalla ciminiera come edificio delle macchine, e accanto, in un capannone composto di tre corpi, l’officina meccanica. L’interno del mulino era formato da grandi sale, senza divisioni. Al primo piano si trovavano vari tipi di laminatoi a cilindri. Al secondo e al terzo erano collocate le macchine per la pulitura della semola; agli ultimi due piani le macchine per la pulitura della farina.
Per tre volte gli impianti furono rinnovati e dal primitivo macchinario per una macinazione di 600 q. di frumento al giorno, si passò a uno che ne macinava ben 2.500.
La floridezza del momento spinse lo Stucky ad ampliare ulteriormente il suo stabilimento. Secondo l’industriale, la sua fabbrica doveva imporsi all’attenzione di chiunque “tanto dal lato industriale che dal lato estetico”. Nel marzo 1895 sottopose al municipio di Venezia un progetto per il nuovo sylos, eseguito da un architetto di Hannover, Ernest Wullekopf. La commissione d’ornato del comune di Venezia si trovò di fronte a un progetto caratterizzato da un linguaggio architettonico prettamente nordico, in dissonanza col carattere di tutte le altre fabbriche veneziane, e di conseguenza propose una serie di modifiche (eliminare le punte, i pinnacoli, gli abbaini e rendere tutto più semplice). Ma Giovanni Stucky, anche con la minaccia di licenziare ben 187 operai, riuscì a convincere la commissione ad approvare il progetto. Dopo un grave incendio del vecchio mulino avvenuto nel 1895, e ottenuta la definitiva licenza edilizia per l’esecuzione del progetto, il nuovo stabile fu iniziato e terminato nel 1896.
Nel decennio seguente la configurazione edilizia del molino si sviluppò abbastanza velocemente. Veniva costruito un nuovo magazzino di farina sul Canale dei Lavraneri per completare la facciata su quello della Giudecca. Dopo un secondo incendio, durato più di una settimana, fu rifatta la parte superiore dell’edificio centrale rimasto piuttosto danneggiato, e fu finito il deposito di farina.
Nel 1907 sorsero un mulino autonomo per il granoturco, situato dietro gli edifici in riva al canale, e un nuovo pastificio, edificato dietro sul Rio di San Biagio. Ancora un secondo magazzino fu costruito (pare) sotto la direzione del figlio ingegnere Giancarlo Stucky. “Le macchine, tutte di modernissimi sistemi, accoppiano alla potenzialità ed alla praticità una eleganza esteriore; l’ordine, la pulizia e la simmetria regnano sovrani nel grande opificio e le linee grandiose e severe dell’architettonica e colossale facciata, rispecchiandosi bell’onda glauca danno a quel remoto angolo di Venezia un carattere nuovo che rende anche artisticamante simpatico, questo, che senza tema di smentita, può dirsi il più bel mulino di Italia” (Trevisani, 1897).
Giovanni Stucky aveva l’importanza del rinnovamento tecnologico nell’industria molitoria ed era, sempre pronto a ogni razionale innovazione. Ma alla sua morte, avvenuta nel 1910 per assassinio da parte di un operaio, il figlio Giancarlo non riuscì a sostenere il ritmo innovativo paterno, e la produzione subì un calo immediato del 40%. Malgrado questo tra il 1920 e il 1925 vennero effettuati ulteriori ampliamenti e ristrutturazioni. Veniva costruito un magazzino adiacente al vecchio deposito della farina lungo il Canale dei Lavraneri; il pastificio venne ristrutturato e fu ammodernato il grande elevatore frumentario sulla Fondamenta di San Biagio.
“La pianta definitiva del complesso segue il tracciato dell’antico convento, come risulta dalle vecchie piante di Venezia fino alla fine del XIX secolo: un corpo di fabbrica si estende direttamente sul bordo del Rio di San Biagio, mentre sul Canale della Giudecca gli edifici, rientrati, lasciano spazio alle “fondamenta” e, seguendo i bordi dell’antico “campo” davanti alla chiesa, formano una piazza a mo’ di corte edificata su tre lati. Verso il Canale dei Lavraneri, una casupola, che in origine sorgeva isolata nel giardino o su terreno erboso, più giù seguendo lo stesso canale, è sopravvissuta alle modificazioni dell’area circostante. Lungo il confine sud della proprietà sono sorti piccoli corpi di fabbrica, e sul Rio di San Biagio si nota un vasto edificio con varie addizioni, delle quali la più lunga raggiunge quasi la casa originariamente isolata sul Canale dei Lavraneri e taglia in tal modo in due metà il fondo; quella davanti è quasi interamente occupata da quattro edifici” (Julier 1977).
Nel 1933, l’impresa Stucky, veniva trasformata in Società per Azioni, in quanto non riusciva a far fronte alla concorrenza. Dopo la morte di Giancarlo Stucky nel 1941, la società mantenne l’attività ancora per qualche anno; ma nel 1954 dovette cessare la produzione. (1)
Rilevata nel 1994 dalla società Acqua Pia Antica Marcia (gruppo Acqua Marcia), l’antica area industriale è stata posta quattro anni dopo sotto la tutela della Sovrintendenza alle Belle Arti. Lasciandone inalterata l’architettura neo-gotica, è stata poi sottoposta ad uno dei maggiori restauri conservativi d’Europa riguardanti direttamente un antico opificio.
La fine delle traversie dell’antico complesso è giunta a metà degli anni 2000 con la stipula di una partnership economico-finanziaria fra Acqua Marcia e la catena di alberghi Hilton, in base alla quale l’area è stata destinata a complesso immobiliare dotato di residence, centro congressi e sede alberghiera capace di 379 stanze, ristorante e piscina panoramici, una sala convegni da duemila posti. Il 15 aprile 2003, quando i lavori di ristrutturazione erano già in corso, il Molino Stucky venne colpito da un vasto incendio che ha distrusse l’intera parte centrale dello stabile, danneggiato in particolare la torre, la piccola loggia e il cappello (ovvero il punto più alto dello stabile) nonché il prospetto laterale della struttura, la parete est, quasi interamente crollata nel rio sottostante. L’incendio venne domato dopo intense ore di lavoro da parte dei vigili del fuoco, giunti con due grandi motobarche e due elicotteri per l’opera di controllo e spegnimento, contrastata dal forte vento e resa complessa dalle grandi dimensioni dell’edificio. Il complesso ha avviato l’operatività nel giugno 2007. (2)
(1) Venezia, città industriale. Gli insediamenti produttivi del 19° secolo. Marsilio Editori. 1980
(2) https://it.wikipedia.org/wiki/Molino_Stucky
FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.