Pozzo nel secondo chiostro del Monastero di San Giorgio Maggiore, nell’Isola di San Giorgio
Vera: in pietra d’Istria di forma ottagonale. Su un settore della vera è scolpita, a bassorilievo, una testa di cherubino, su un altro settore è scolpita una figura di santa martire probabilmente Santa Barbara, su i settori rimanenti sono scolpiti dei festoni di frutta. Una struttura in ferro sovrastante il pozzo regge una carrucola. Base: ottagonale. Copertura: lastra metallica piana. (1)
Monastero e Chiesa di San Giorgio. L’isola che da esso trae nome venne così chiamata per distinguerla dall’altra ove pure sorgeva chiesa dedicata a San Giorgio, posta verso il mezzo della laguna sulla linea da San Marta al continente di Fusina, la quale però si chiama San Giorgio in Alga, a causa della copiosa quantità di alga che, portata dalle correnti si accumula intorno alla stessa.
Anticamente l’isola di San Giorgio Maggiore era una vigna, un bosco, per cui si diceva isola de Cipressi, molti di questi alberi verdeggiando nella medesima. La cospicua famiglia Participazio, detta poi Badoaro, che diede nel IX secolo cinque dogi a Venezia, fece edificare sino dal 790 nella suddetta isola una chiesa sotto la invocazione di San Giorgio.
Nell’anno 982 il doge Tribuno Memmo donò l’isola stessa a Giovanni Morosini reduce allora dalla Francia, ove avea accompagnato al Monastero di San Michele di Cusano in Guascogna il Santo Doge Pietro I Orseolo suo suocero, ed ove abbracciata avevano entrambi la regola di San Benedetto. Il Morosini divenuto possessore dell’isola, rifabbricò la chiesa, e fondò ivi ampio chiostro di monaci benedettini cassinensi, dei quali fu il primo abate.
Nell’anno 1433 Cosimo dei Medici, espulso da Firenze, erasi rifuggito a Venezia, ove per dar prova del suo amore allo studio, e promuovere il maggior lustro del monastero dei Benedettini, nel quale aveva trovato cortese e sicuro asilo, fece erigere nel medesimo grandiosa fabbrica per fondarvi la biblioteca, che arricchì di molti preziosi libri.
La chiesa di già eretta, come abbiamo veduto, dai Participazii o Badoari sino dal 790, ricostruita nel 982 dal primo abate Giovanni Morosini, poscia diroccata per il terremoto, indi rialzata dalla famiglia Ziani nel 1220 e finalmente riedificata nel 1419 a cura dell’abate Giovanni Michiel, cominciava sentire il peso dei secoli, per la qual cosa nel 1566 fu data mano ad innalzare dalle fondamenta il nuovo maestoso tempio che forma tuttora oggetto di ammirazione.
Palladio l’architettò, ma nel corso dei 50 anni impiegati in tanta opera, il celebre maestro che ne avea dato il modello, passò a miglior vita. Scamozzi ed altri, furono preposti alla continuazione dell’edificio, che finalmente a compimento condotto, ebbe consacrazione nel gennaio 1610 dal patriarca di Venezia Francesco Vendramin regnando il doge Leonardo Donà.
Intorno all’epoca dell’erezione del nuovo tempio fu in parte rifabbricato ed ampliato anche il monastero. Il primo chiostro venne ridotto a maestoso quadrato, ricinto da 140 colonne joniche, collocate nei lati a due a due, e a quattro a quattro negli angoli: questo solo basterebbe a far prova dell’alto genio del suo architetto Palladio, di cui sono opere anche altri quarti dell’edificio, e segnatamente il magnifico Refettorio. Paolo Veronese lo aveva decorato di una gran tela rappresentante le Nozze di Cana, la quale occupava tutta l’ampiezza della facciata che sta di rimpetto all’ingresso principale. Tanto lavoro eseguito da Paolo dal giugno 1562 al settembre 1563 costò ai monaci ducati 324. Per i politici avvenimenti trasportato a Parigi, forma ivi distinto ornamento della Galleria del Louvre.
Corrispondente a tanta magnificenza è la Scala di questo cenobio, colla quale diede saggio di valore Baldassare Longhena che fioriva nel secolo XVII.
Tutta l’isola coi suoi fabbricati fu destinata nel 1808 agli usi del porto franco a quel tempo eretto. Si ampio stabilimento fu convertito in deposito per le merci nazionali, dopoché nel 1829 la franchigia del porto si estese a tutta la città nostra, con un raggio nella circostante laguna, il quale abbraccia i due porti di Lido e di Malamocco.
Aggiunge maggior vaghezza a questa isola l’elegante campanile che vi torreggia, innalzato nel 1791 dall’architetto Benedetto Buratti della Congregazione Somasca, in sostituzione ad altro digià costrutto nel 1461 da Giovanni da Como, che era crollato nel 1774. (2)
(1) ConoscereVenezia
(2) Antonio Quadri. Descrizione topografica di Venezia e delle adiacenti lagune. (Venezia, 1844)
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