La ballerina Camilla Belloni in arte Teresa Ferrari

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Guardi Francesco, Concerto di dame nel Casino dei Filarmonici. Alte Pinakothek, Bayerische Staatsgemäldesammlungen, Monaco di Baviera

La ballerina Camilla Belloni in arte Teresa Ferrari

Era venuta a Venezia la ballerina Camilla Belloni vedova Pandini di Milano, ma nella Dominante aveva assunto un nome di battaglia facendosi chiamare Teresa Ferrari. Il 24 novembre 1766 al teatro nuovo di San Cassiano, oggi demolito, la ballerina dette la sua prima rappresentazione, ma fu un vero disastro; Teresa Ferrari, sebbene bellissima, era una pessima danzatrice e furono fischi e volarono sul palcoscenico ossa di pollo e teste di pesce poiché “si usava in quel teatro gozzovigliare nei palchetti“, scrive l’abate Ballerin, “sputare in platea e fare altre indecenze“. Teresa capì subito che il ballo non faceva per lei e scelse una via più facile, “dandosi alla pubblica prostituzione ed attrappato un zovene, non contenta d’impoverirlo, voleva anche farsi sposare“.

Era questi sier Nicoletto Vendramin chiamato “l’ombra scandalosa“, perché seguiva la meretrice dovunque, recando con gran sussiego il cagnetto, l’ombrello, la borsa. Suo padre per far cessare lo scandalo che recava gravissimo danno a tutta la famiglia, ricorse agli Inquisitori, i quali incaricarono il capitano Varuti del Consiglio dei Dieci di sbrigar la bisogna.

Il 2 aprile 1767, di prima mattina, la Teresa stava ancora a letto con il suo Nicoletto quando Missier grando le comparve in camera, e senza tante cerimonie le disse: “Parona, el Consiglio dei diesi ghe manda una gondola per un zireto a Fusina, La fassa presto” e lui stesso l’aiutò a vestirsi; mentre Nicoletto piangeva. Tre giorni dopo la ballerina giungeva a Ponte Lagoscuro dove seppe che la Repubblica l’aveva sfrattata dal suo territorio.

Nel 1770, sperando nell’oblio, ricomparve a Venezia “facendo come il solito la scandalosa meretrice” e sier Nicoletto le fu subito vicino, ma gli Inquisitori, su proposta di Piero Barbarigo, la fecero chiudere in prigione e dopo tre mesi la bandirono di nuovo. Questa volta alla bella Ferrari, o meglio Belloni, passò per sempre la voglia di rivedere Venezia. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 25 febbraio 1926

FOTO: dalla rete. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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