Ramo Pisani a San Vidal (San Marco)
PISANI (Campo e Ramo) a S. Stefano. Si ignora l’architetto del palazzo Pisani qui posto. Si crede incominciato dopo la metà del secolo XVI e posteriormente finito. In esso il N.U. Alvise Pisani diede il 7 maggio 1781 una splendida festa di ballo a S. M. il re di Svezia venuto, a visitare Venezia. In esso alloggiò nel 1806 il viceré d’Italia Eugenio, e nel 1807 il re di Baviera. In esso pure il 20 Marzo 1835 si accise per amorosa passione l’illustre pittore francese Leopoldo Robert.
I Pisani, il nome dei quali si legge sopra altre vie della città, discesero dai conti Bassi di Pisa, e per tempissimo venuti fra noi, ebbero a far parte del Consiglio. Primarie cariche della chiesa, e dignità civili decorarono questa famiglia, che produsse pure un doge per nome Alvise, eletto nel 1735. Ogni di lei fasto però impallidisce e vien meno innanzi la memoria che di sé lasciò nei posteri Vittore Pisani. Il Berlan, parlando della cappella in chiesa di S. Antonio, ove egli era sepolto, ne fece il seguente elogio : Quest’uomo, che i suoi contemporanei soverchiò nell’amore della patria, nel valore, e nell’arte della guerra, e fu superiore alla fortuna prospera ed avversa, molte luminose prove di sé diede alla Repubblica, e molti trionfi le aggiunse. Ma la sua virtù brillò specialmente nell’occasione che i Genovesi occuparono Chioggia. Per non averli potuti superare a Pola egli era stato posto in ferri, processato, e condannato a perdere la vita: ma statagli tramutata la pena a sei mesi di prigionia, se ne giaceva in carcere da cinquantadue giorni. Né della sconfitta toccata ai Veneziani era sua la colpa, ma del suo consiglio di guerra che, accusando di viltà la sua prudenza, lo aveva costretto ad incontrare la battaglia. Il pericolo della città, Chioggia in mano del nemico, i nemici vicini, pochissima fiducia in Taddeo Giustinian, a cui male si obbediva, il desiderio del popolo, la conoscenza del suo preclaro merito ricondussero Vettore al comando. Acclamato ammiraglio, e vicecapitano generale, così valorosamente combatté sotto Chioggia e Brondolo, che gli riuscì di snidare i nemici da Brondolo, e ricuperare per capitolazione Chioggia. E prese Capodistria, ed altri luoghi. Ma nel mentre egli si accingeva a dar la caccia al nemico fino alla riviera stessa di Genova, e tale riportarne vittoria da togliere ai Genovesi il modo di potersi rimettere all’offesa, fu colto da morte pressoché improvvisa in Manfredonia il giorno 14 d’agosto dell’anno 1380, di anni 56. Il cadavere suo fu trasportato a Venezia, e tumulato in questa chiesa di S. Antonio, a mano manca del maggior altare, dove gli fu eretta una statua, sposta un’iscrizione. E nell’iscrizione la Repubblica permetteva si leggesse: Hunc Patria Claudit. At Ille Egreditur Clausam Reserans. Distrutta la chiesa di S. Antonio, le ceneri di Vettore furono raccolte dal veneto patrizio Pietro Pisani, che le depose in un suo oratorio a Montagnana. (1)
(1) GIUSEPPE TASSINI. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (VENEZIA, Tipografia Grimaldo. 1872).
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