L’industria della seppia secca di Chioggia
Il disseccamento della seppia fresca è industria quasi esclusivamente chioggiotta e risale all’epoca della Repubblica Veneta. Ai primi tepori di marzo centinaia di barche si dislocano nel Golfo di Panzano, da Grado, da Caorle, da Cesenatico in Romagna, oltre che da Chioggia, per la campagna delle seppie; che il marzo sia il periodo più favorevole alla pesca lo conferma un antico proverbio chioggiotto: “Da sant’Isepo (19 marzo) la seppa monta e el gò fa la conca“.
Durante il processo preliminare per il disseccamento, nelle apposite località di lavorazione (denominate “cason da seppe“) lo spaccaseppie raccoglie, cn operazione abilissima, le piccole borse del nero intatte che, riunite in gruppi e disseccate da incettatori locali, vengono spedite ad importanti fabbriche di Parigi, richiedenti il prodotto.
Negli stabilimenti della grande metropoli i preparatori levano dalle vesciche le pelli leggere, sciolgono il nero nelle forme e, confezionato il colore, lo pongono in vendita. Il nero specifico di seppia veneta viene usato largamente dai pittori, che lo preferiscono per forza di tinta e per la meravigliosa resistenza all’azione vivida della luce del sole.
Il seppiostaro, detto osso di seppia e dagli specialisti osso da cason, viene esportato soprattutto all’estero ed è ricercato per la sua malleabilità dagli artisti dell’orafo, per farne modelli di preziosi; le conchiglie poi meno pregevoli vengono poste in opera per farne dentrifici e per svariati usi dell’automobilismo. Da statistiche attendibili di alcuni anni fa risulterebbe un movimento annuo di circa 500.000 conchiglie da cason.
L’industria del diseccamento della seppia, che a Chioggia era assurta a grande importanza, subì un’interruzione durante la guerra; ma ora, riprese le opere di pace, riaperti i mercati greci e del Levante Chioggia ha rimesso in attività la sua industria. (1)
(1) Arturo Maffei. IL GAZZETTINO ILLUSTRATO, 3 gennaio 1926.
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