Camini (o fumaioli o comignoli)
Tre cose dovevano saper fare gli aspiranti mureri, ai tempi della Serenissima, per essere iscritti alla loro scuola; “fare un camin con la napa francesca, un canton taiade le pietre cote, e drezar un colona affusada che siano a piombo“, che semplificando in italiano suona più o meno così; fare un camino con la cappa alla francese, fare un angolo di mattoni e raddrizzare una colonna. Il canino “con la napa francesca” era quello sporgente dai muri perimetrali sin dalla base, con la canna fumaria esterna per tutta la sua lunghezza.
Un camino si componeva del fogher (focolare), della napa (cappa), della cana (gola) e dalla campana del camin (fumaiolo) o semplicemente camin dando al particolare il senso del tutto, un particolare dalle forme ricercate ed eleganti che qualificava e identificava l’intero edificio dal punto di vista estetico, tanto da essere ripreso nei dipinti del Carpaccio, di Gentile e Giovanni Bellini, del Guardi, del Canaletto, e da tutti i vedutisti veneziani. Al camin (fumaiolo) era demandato il compito di disperdere il fumo verso l’alto e di trattenere le falive (faville) incandescenti, causa di numerosi incendi. La particolarità del fumaiolo veneziano consisteva in una sorta di tabàro (mantello) che avvolgeva e proteggeva il fumaiolo vero e proprio. Ce n’erano di forme diverse; la forma classica veneziana a campana rovesciata o a impiria (imbuto) con canna rotonda, la campana schiacciata con canna quadrata, a dado con canna rotonda o quadrata, a piron (forchetta) o a coa de rondine (coda di rondine).
Fonti di riferimento:
(1) Paesaggi agrari della pianura veneta. Peculiarità costruttive; camino sporgente alla veneta, comignoli veneziani e di campagna.
(2) Camini di Venezia di Gjlla Giani
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