I tatuatori greci
Si sa che c’era un’usanza tra gli africani di distinguere la loro numerosa prole con evidenti segni, scolpiti nella faccia dei fanciulli per mano paterna subito nati; ma tutti non sanno da dove sia venuta l’origine d’imprimere nella carne viva del braccio, o del petto, immagini o nomi.
Questo esercizio era dei Maroniti cristiani, i quali in Terra Santa usavano marcare i battezzati, in modo che morrendo in paesi d’infedeli, o naufragando nei viaggi, fossero identificati dai loro correligionari e venisse dato loro doverosi funerali e riti di sepoltura.
Simile costumanza passò ai Greci i quali la portarono a Venezia, spiccando fra i medesimi Stamati Zanteoto, da cui perfettamente l’insegnò ad un altro nazionale, a da esso s’istruì un vecchio preveniente da Ragusa. Per le mani di costui quasi ciascun marinaio, e soldato soffriva le cicatrici dell’acuto ago, e di vario stampo fra sangue e pelle, talmente che penetrava la nera figura, che non vi era più modo di distriggerla. (1)
(1) Giovanni Grevembroch. Gli abiti de Veneziani di quasi ogni età con diligenza raccolti e dipinti nel secolo XVIII. Volume IV
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