Gli Armeni a Venezia
A Venezia vissero in ogni tempo tranquille e tollerate tutte le religioni esercitandovi il loro culto, esempio unico nelle storie d’Italia. Così fin dal 1253 per ragioni commerciali vennero nelle lagune molti Armeni, e Marco Ziani, figlio del doge Pietro, donò loro nella parrocchia di San Giuliano una casa attigua all’attuale ponte dei “Ferali“, chiamato allora per tale vicinanza ponte “Armeniorum“.
La protezione della Repubblica per gli Armeni crebbe nel Quattrocento quando l’ambasciata di Catarino Zen, patrizio della contrada del Crociferi, oggi Gesuiti, andata da Ussun Cassan re di Persia e signore d’Armenia, ebbe splendide accoglienze e vantaggiose concessioni commerciali.
Fu appunto in quel tempo che accanto all’ospizio di San Giuliano gli armeni fabbricarono una piccola chiesa dedicata alla Croce, ricostruita nel 1688 in forma più vasta e tuttora officiata dagli Armeni Mechitaristi dell’isola di San Lazzaro, con rito orientale.
Nel 1718, quando la città di Modone nella morea cadde in mano dei Turchi, il venerabile Mechitar di Sebaste, fondatore in quella città di un convento con di Benedettini armeni, si rifugiò con i compagni a Venezia.
Fu allora che la Signoria offrì ai profughi l’isola di San Lazzaro, che era abbandonata dopo essere stata opsizio di lebrosi, e fu colà che gli Armeni Mechiraristi, dal nome del loro fondatore, innalzarono il nuovo monastero con separati collegi dei novizi e dei professi, istituirono le scuole degli studi monasti, fondarono la ricca biblioteca, il prezioso museo, e nel 1788 la stupenda tipografia istituita dai fratelli Bortoli veneziani e faro di luce per gli Armeni dell’Asia.
Una curiosa notizia sulla colonia Armena abbiamo nel 1675. I mercanti armeni presentarono una supplica al doge Nicolò Sagredo, per avere il diritto di sepoltura nella chiesa di San Giorgio Maggiore “come hanno usato da quattrocento anni in dietro“. Protestò il convento di San Giorgio, sostenendo “che per mera urbanità si è permesso che li Armeni tumulassero i loro defonti tra la chiesa et il campanile, che è falso che essi non abbiano altro luogo da seppellire, hanno san Zulian et molti sono sepolti a santa Maria Formosa“. La lite si faceva grave, poiché intaccava il diritto di giurisdizione del monastero di San Giorgio, ma la Signoria, dopo serio esame, dette ragione al convento e torto ai mercanti armeni. (1)
(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 6 maggio 1929
Da sinistra a destra, dall’alto in basso: Isola di San Lazzaro degli Armeni; Sotoportego dei Armeni; Calle dei Armeni; Chiesa di San Lazzaro degli Armeni; Chiesa di San Lazzaro degli Armeni; Chiostro di San Lazzaro degli Armeni; Chiesa di San Lazzaro degli Armeni; Sotoportego dei Armeni.
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