La chiave di volta del Palazzo Tasca Papafava a San Lio, nel Sestiere di Castello
Venne fondato nel secolo XVI dalla cittadinesca famiglia Veggia. Nel secolo successivo era posseduto dalla N. D. Cornelia Formenti, consorte di Girolamo Molin, dalla quale nel 1644 lo comperava Pietro q. Annibale Tasca, che nel 1646 venne ammesso al patriziato. Egli fu padre di quell’altro Annibale, il quale, secondo i continuatori del Barbaro, fu messo sotto i piombi per essere andato in piazza di San Marco il giovedi grasso cantando le litanie con un Crocefisso.
Essendo avvenuto nel 1687 il matrimonio fra Angela Maria Tasca, figlia del sopra detto Annibale, e Giovanni Papafava, i figli nati da questa unione ereditarono nel 1749 il palazzo medesimo.
Esso dal lato della fondamenta ha un bell’arco d’ingresso, fattura, come credesi, di Guglielmo Bergamasco, e qui trasportato dal palazzo Tasca a Portogruaro. È pure di qualche pregio la porta dal lato del canale, sormontata da un’immagine della Beata Vergine avente la luna sotto i piedi con il seguente verso: SIC VENETIS PORTAM [LUNAM]QUE HOSTEMQ PREMENTI, verso allusivo alle guerre dei Veneziani contro i Turchi, e basato sul doppio senso in cui possono prendersi le parole porta e luna. (1)
Sull’arco del portale d’acqua del palazzo Tasca Papafava, sul Rio de San Zulian, è inserita una chiave di volta con una testa di uomo barbuto.
(1) Giuseppe Tassini. Alcuni palazzi ed antichi edifici di Venezia. Tipografia Fontana 1879
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